mercoledì 5 agosto 2015

O.T. Viaggio nel Mistero: LE STREGHE DI SALEM: IL FOLLE PROCESSO


Al tema della caccia alle streghe dedicherò più avanti un capitolo ampio e ben articolato ma in questo post vorrei in particolare scrivere del processo alle streghe di Salem, che ha segnato un capitolo doloroso in questo periodo di persecuzioni e omicidi.

In particolar modo, circa dal 1330 al 1700 molte donne furono accusate di compiere riti magici, sortilegi, malefici e di essere in stretto contatto con il diavolo. Le presunte streghe facevano parte specialmente delle classi inferiori ed erano di solite vedove, prostitute, levatrici ed herbarie.
Queste donne, anche senza nessun motivo grave, iniziarono ad essere perseguitate e processate, per poi finire torturate e bruciate vive. Questo fenomeno fu dovuto sia alla demonizzazione della figura femminile da parte della chiesa cattolica (molto importante durante il paganesimo invece) e sia alla volontà di arricchirsi tramite i processi poiché alle streghe, sotto tortura, in cambio della riduzione dei tormenti, veniva imposto di fare nomi di persone benestanti, complici delle malefatte, in modo da poter confiscare loro i beni.
Spesso e volentieri le accuse di stregonerie erano provocati da attacchi di isteria o da momenti di esaltazione che finivano per contagiare accusati e testimoni.

Ed è questo il caso del folle processo alle streghe di Salem, un villaggio del New England, che diede inizio nelle colonie americane al fanatismo che già infieriva in Europa.
I fatti accaddero nel 1692. Tituba, una schiava delle Indie Occidentali, era solita intrattenere con trucchi e formule magiche due cugine, Elizabeth Parris, figlia del pastore del luogo, ed Abigail, di 11 e 9 anni. Ad un certo punto le ragazze iniziarono a comportarsi in modo strano: Elizabeth piangeva spesso e Abigail iniziò ad abbaiare e correre a 4 zampe. Anche altre ragazze del villaggio iniziarono ad avere strani disturbi e un giorno la 12enne Ann Putnan raccontò che una strega aveva cercato di tagliarle la testa con un coltello. Il medico del villaggio che si accinse a visitare le ragazze non trovò nulla di anormale a livello fisico e concluse che le giovani erano sicuramente possedute dal demonio.
Il reverendo del villaggio riuscì dopo molti tentativi a ad estorcere il nome di Tituba alle piccole Elizabeth e Abigail mentre le altre aggiunsero i nomi di Sarah Good, una vecchia mendicante fumatrice di pipa molto disprezzata da tutti, e di Sarah Osborne che viveva in concubinaggio con un uomo senza essere sposata.
Iniziato il processo, Tituba ammise di essere una strega e che il suo “spettro” aveva cercato di uccidere Ann Putnan. Inoltre affermò di non essere l’unica strega del villaggio e che “un uomo proveniente da Boston” le aveva mostrato un libro in cui erano elencate tutte le altre della colonia.
A questo punto partì la caccia alle streghe: Ann Putnan e sua madre accusarono di infanticidio la settantenne Rebecca Nurse, Susanna Martin fu accusata di aver stregato i buoi del suo vicino dopo una lite, il reverendo George Burroughs come capo della congrega di streghe e il capitano John Alden fu identificato nell’uomo di Boston di cui parlava Tituba.
Dopo 7 mesi dall’inizio del processo, furono giustiziati 7 uomini e 13 donne, molti sulla base di testimonianze di “spiriti e spettri”. Il reverendo Burroughs fu impiccato e l’ottantenne Giles Cory, che si rifiutò di testimoniare, fu fatto morire lentamente schiacciato dal peso di grosse pietre. Furono condannati a morte solo quelli che si rifiutarono di confessare, Tituba invece fu risparmiata e poi venduta dai Parris.
Quando, infine, le deliranti accuse raggiunsero il vertice della società coloniale ( fu anche accusato il presidente dell’università di Harward) l’opinione pubblica cambiò e il governatore William Phips graziò tutte le presunte streghe che non erano ancora state giustiziate e da allora il nome di Salem è diventato il simbolo della follia collettiva.

AA.VV, Viaggio nel Mistero, Selezione dal Reader’s Digest, 1984

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